12 giugno
con il culo a casa
dopo la giornata di ieri in tribunale sballottati da un aula all’altra, i ragazzi arrestati a roma sabato al corteo contro bush e le politiche guerrafondaie del governo Prodi sono stati liberati (con la misura cautelare dell’obbligo di firma per uno di loro).
L’arresto è stato convalidato e gli imputati rimandati a processo l’11 luglio al tribunale di Roma in piazzale Clodio.
Le accuse sono di resistenza, lesioni,oltraggio,lancio di oggetti atti ad offendere, con aggravante dell’art.339 del codice penale resistenza e violenza perpetrata da più di 10 persone, tentativo questo di inserire in un processo di matrice politica un articolo del codice penale utilizzato per ambiti diversi (stessa storiella già vista con l’art.270).
Il 339 art. modificato dopo la tragica scomparsa dell’ ispettore Raciti durante i disordini dello stadio di Catania è solitamente utilizzato in casi di azioni organizzate e gestite da gruppi di più di 10 persone,con l’aggravante della pena, che va ora da 3 a 15 anni di reclusione.
Durante il processo è venuto fuori chiaramente dagli interrogatori che tra i ragazzi non c’è alcun tipo di relazione, difatti nessuno di loro si conosceva ne si era mai visto se non in quell’aula soffocante davanti al giudice Meschini.
Nonostante tutte le dichiarazioni degli imputati evidenzino omissioni, abusi fino a vere e proprie montature da parte delle forze di polizia, l’unica verità che sta passando in sede processuale è quella della questura: la convalida degli arresti implica infatti che le deposizioni delle forze dell’ordine verranno usate come prove d’accusa, senza che il giudice abbia nemmeno preso in considerazione l’ipotesi che gli arresti siano arresti politici e le testimonianze della polizia di stato una montatura.
Gli arrestati non sono stati presi mentre attaccavano le forze di polizia, ma rastrellati successivamente, aggrediti alle spalle, picchiati, umiliati e privati di molti diritti basilari. Qualunque cosa pur di avere una manciata di arresti e dei capri espiatori, pur di far passare l’idea che anche il centro sinistra sa difendere la legalità.
Sembrava improbabile con tali accuse l’immediata scarcerazione e fino alla fine c’è stata agitazione nell’ aula e nei corridoi del tribunale dove tanta gente ha dimostrato solidarietà..ma alla fine ce l’abbiamo fatta! e a testa alta siamo andati a riprenderci gli arrestati fuori dal carcere femminile di Rebibbia e a Regina Coeli, cantando cori sulla libertà nella metro di Roma.
…in galera nun ce tenete perchè le prove nun ce l’avete..